Per il 57% dei cittadini la paura della recessione è maggiore del Covid. Ceto medio ridotto al 27%, paura ed attesa sono i due sentimenti predominanti. Alla presentazione Treu, Tarquinio, Sabbadini
Molto, probabilmente, passerà attraverso il recupero di quello «spirito costituente» che si incentra principalmente sulla coesione sociale e sulla consapevolezza delle capacità del Paese. Perché adesso, dopo un anno di pandemia, quella incertezza e paura che all’inizio era soprattutto legata al rischio del contagio adesso invece viene affiancata dal timore della recessione economica e dei problemi di lavoro (57%) che la fine del Covid si porterà con sé. Sta di fatto che la polarizzazione della società già in atto da tempo si è acutizzata nell’ultimo anno con la “polverizzazione del ceto medio” e l’aumento delle povertà. Tutti segnali di diseguaglianza che potrebbero far salire ancora la tensione sociale. Ecco perché la sfida che si ha davanti, oltre al Recovery plan, è appunto la necessità di un rinnovato pragmatismo in cui si coinvolgano tutti i corpi sociali (dalla politica, all’economia, ai corpi intermedi, ai singoli cittadini). L’Italia è infatti ad «un bivio», questa l’immagine utilizzata dal rapporto Ipsos-Flair Italia 2021 presentato stamane al Cnel, perché il Paese in questo momento si presenta come una «danza immobile», ovvero una comunità che per evitare nuove fratture e particolarismi dovrà far leva sulle forze migliori.
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