A volte le belle storie non hanno un lieto fine, una di queste – aimè – è stata la “favola del Chievo” a cui ho partecipato attivamente col cuore “a bordo campo”.
Indimenticabili saranno i momenti di condivisione: affetto, aiuto reciproco e gioia delle vittorie in campo e fuori dallo spogliatoio. Persone che anche se ora non ricordo il nome, mi hanno fatto superare tante difficoltà anche interiori e mi hanno fatto capire che soltanto la forza del gruppo e la volontà di portare avanti obiettivi comuni può farci raggiungere insieme grandi risultati. Il risultato non è l’unica cosa fondamentale, ma è lo stato d’animo che le persone hanno nella situazione che vivono a dare valore ai risultati. Mi ricordo con tanto affetto le trasferte in pullman e le emozioni che in pochi istanti possono anche cambiare radicalmente, passando dalla delusione all’allegria in un batter d’ali.
Ora che tutto ciò è cambiato, nonostante alcuni rapporti sono rimasti inalterati, mi sono visto “costretto” a prendere altre strade poichè continuare a pensare di poter tornare alla situazione della “favola del Chievo” non solo non era possibile, ma ha fatto affiorare in me quella parte nascosta di “risentimento” per essermi sentito derubato di una realtà nella quale ero inserito fin da bambino, visto che è l’ho sempre considerata come la mia seconda famiglia di cui sono stato sempre fiero di appartenere.
Il cambiamento di questa situazione mi ha fatto comprendere che altre strade sono possibili per me. La paura di non trovare altre realtà che potessero accogliermi con benevolenza considerando le mie “disabilità”, mi ha creato un forte disagio anche nei confronti delle persone a me più care e vicine. Ma questa dura esperienza mi ha anche fatto capire che agire e prendere altre strade era l’unico modo per ritornare ad amare il Chievo nella sua Essenza. Ecco perchè la scelta di coinvolgermi nell’approfondimento di studi teologici e abbracciare il volontariato, mi stanno aiutando in questo periodo di passaggio. Anche in questo nuovo percorso, la difficoltà che sto riscontrando è quella che credere in Dio, cosa non proprio scontata visto che richiede un impegno quotidiano, infatti l’uomo si è libero di agire come vuole ma è un essere pensante ma per questo bisogna alimentare il pensiero con scelte giuste e condivisibili.
Trovare il punto d’incontro tra lo spirito e il corpo è senza dubbio molto difficile, specialmente al giorno d’oggi che siamo sempre in balia di “nuove mode” che ci allontanano dalle nostre radici culturali. Il dono della vita è ad opera di “qualcuno”, che anche se non vediamo fisicamente, è sempre presente in noi. Rimanere schiacciati dal puro materialismo in cui siamo immersi è un gioco imposto dall’esterno. Si, ora siamo schiavi ma non come al tempo degli antichi romani, bensì schiavi di qualcosa su cui non abbiamo avuto o potuto avere il tempo di riflettere, sprecando e dando energia a cose inutili ed effimere.
Cos’è il tempo? Il tempo è la cosa più preziosa che una persona ha, è un dono che ci è stato regalato da un Dio che non conosciamo, ma che allontaniamo dalla nostra vita per cercare una accettazione e conformismo sociale, dimenticandoci che solo il tempo ci permette di riflettere sugli errori e perdonare o perdonarci. Il perdono un effetto collaterale benefico del tempo.
Per arrivare al perdono di sè o degli altri, la prima cosa da fare è quella di ascoltare il nostro cuore, togliersi i pensieri circolari che alimentano il disagio e la preoccupazione nei confronti di ciò che non cè più, ed essere disposti ad abbandonare il risentimento costruendo qualcosa di nuovo per superare il vuoto che si era creato.
Nel tempo della Pasqua che stiamo vivendo, mi auguro che questa riflessione possa aiutare, a livelli diversi, tutti coloro che vivono esperienze difficili. Agire, Reagire e agire ancora per cercare di rimettere in ordine le priorità della vita che ci è stata donata e che non possiamo sprecare inutilmente. Pensare con la propria testa senza lasciarsi influenzare dal modernismo imbevuto di informazioni che alterano il nostro sentire e non permette di rielaborare pensieri costruttivi, è l’augurio per me e per tutti per un buon Tempo di Pasqua.
*Nella foto siamo insieme ai compagni di corso che hanno conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’Istituto S. Pietro di Verona.
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