“Abbiamo bisogno di mappe
e non sappiamo ancora che la migliore
si costruisce strada facendo,
nel mentre andiamo edificando
quello che ancora ben non sappiamo”
(Duccio Demetrio)
Tre quarti dei catechisti italiani sono depressi, serpeggia nelle nostre comunità un senso di stanchezza e di sfiducia per questo tempo, quasi che ci fosse un tempo più adatto al vangelo di un altro. In una tavoletta assiro-babilonese, risalente a circa tremila anni fa è scritto: “La gioventù di oggi è corrotta nell’anima, è malvagia, empia, infingarda. Non potrà mai essere ciò che era la gioventù di una volta e non potrà mai conservare la nostra cultura”.
La gioventù di oggi è bella, certamente fragile ed esposta, ma carica di attese, di domande, di speranze. Tutti cerchiamo strade per vivere la nostra vita con umanità e senso, con o senza la fede.
C’è un mondo che se n’è andato, ma
- rimane stabile la stessa forma di catechesi ( di impianto scolastico, preoccupandosi della trasmissione di una serie di contenuti per conoscere bene ciò in cui già si crede);
- a servizio di un particolare dispositivo di iniziazione cristiana (indirizzato ai piccoli e tutto orientato a ricevere i sacramenti);
- dentro uno specifico modello di parrocchia (una agenzia di servizi di stampo tridentino, incentrato sulla figura del parroco, che ha come compito essenziale la “cura delle anime” attraverso la predicazione, la catechesi…e tutti quei servizi che nutrono la fede della gente…per gente già credente!).
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