La spiegazione dell’atto mentale come atto fisico ci porta al cuore delle neuroscienze e ai metodi delle scienze positive (riduzionismo). C’è una svolta radicale.
Fino al ‘900, i concetti di anima, mente e coscienza rimangono al di fuori della scienza, restando patrimonio esclusivo della psicoanalisi, della filosofia, della psicologia, dell’etica e della religione. Non esistono teorie rigorose sull’intelligenza, la mente, il pensiero, l’emozione. Tutto cambia a partire dagli anni Ottanta, quando le nuove neuroscienze s’impadroniscono del concetto di cervello, mente e coscienza, grazie alle meravigliose metodiche di brain imaging (visualizzazione del cervello), della genetica e della biologia molecolare.
È una rivoluzione scientifica: un enigma psicoanalitico e filosofico diventa un fenomeno da studiare scientificamente in laboratorio, trasformando così lo studio della mente e della coscienza in una scienza sperimentale.
La nuova scienza del cervello rifiuta pertanto una impostazione psicoanalitica e filosofica e diventa una disciplina autonoma. Essa si basa sul concetto che cervello e mente non sono due realtà distinte (dualismo), ma identiche (monismo).
Tutto ciò che si è potuto offrire per spiegare il comportamento è stata la psicoanalisi. La psicoanalisi ha cercato di esaminare la mente in termini di conscio e inconscio, ma non è riuscita a formulare una teoria chiaramente verificabile, poiché non possiede gli strumenti scientifici per verificarla.
I neuro scienziati sono convinti che la mente e la coscienza possono dunque essere indagate sperimentalmente.
Punto di partenza è il cervello. Tutto, per le neuroscienze, è creato dal cervello, un concetto già avvertito da Ippocrate. Anima, mente, coscienza, autocoscienza, conoscenza sono eventi dell’attività cerebrale, la quale si origina dai geni. Si delinea l’affermazione della preminenza della teoria dell’unità corpo-cervello-mente-coscienza (MacDonald). L’anima diventa un tabù e non compare in nessuna pubblicazione scientifica seria. Nelle nuove neuroscienze non c’è posto per l’idea di anima immateriale.
I metodi di brain imaging permettono di osservare “in vivo” che cosa accade nel cervello mentre un soggetto compie varie attività (Panksepp); permette di conoscere molti meccanismi cerebrali, scoprire i correlati neurali dell’attività mentale, le connessioni tra sinapsi e tra neuroni e le anomalie del cervello nelle varie patologie mentali, fornendo una grande quantità di dati.
Finora, i risultati sono meravigliosi. Abbiamo ottenuto formidabili scoperte e progressi, riguardanti la neuro plasticità del cervello, la neuro genesi, i neuroni specchio, la memoria, l’apprendimento, le emozioni, la genetica, la percezione, l’aggressività, la devianza, l’etica, l’arte, le malattie psichiatriche e neurologiche, ecc. Abbiamo scoperto poi che il DNA degli esseri umani e quello degli scimpanzé sono simili al 98,5 per cento. Ma, lo ribadiamo, siamo unici e diversi.
Siamo ancora all’inizio. Cervello, mente e coscienza sono tre parole magiche e inafferrabili, che tuttavia nascondono ancora abissi di ignoranza. Non sappiamo quasi nulla. Con le nuove neuroscienze stiamo partendo da zero.
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