L’attenzione secondo Vito Mancuso

Il duca di La Rochefoucauld osservava che i più nelle conversazioni cercano solo di affermare se stessi e poi annotava: «Saper ascoltare, come saper rispondere, è una delle maggiori perfezioni che si possono avere nella conversazione». Molti secoli prima Marco Aurelio aveva notato la medesima situazione e raccomandava a se stesso: «Abituati ad ascoltare attentamente ciò che gli altri dicono, e cerca di penetrare il più possibile nell’animo di chi ti parla».
L’attenzione crea una specie di vuoto dentro di noi. Sono attento, cioè mi svuoto, e quindi divengo capace di vero ascolto. Sono in grado di ricevere perché ho messo a tacere le mie voci interiori, ho spento la mia mente, o meglio, un certo tipo di mente, quella della continua e incontrollata proliferazione di pensieri paragonabile a una radio sempre accesa, e ne accendo un’altra, la mente luminosa dell’attenzione, e la rivolgo a chi sta parlando, o sta suonando, o su chi altro mi si trovi davanti, e divengo completamente ricettivo. E così facendo coltivo la mia interiorità, la ripulisco, la nutro.

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