Mentre scriveva i Discorsi, Jean-Jacques Rousseau era solito camminare da solo nel Bois de Boulogne dopo pranzo “meditando soggetti di opere” e, molto spesso, si immergeva nei suoi pensieri al punto da dimenticare di dover rincasare per la notte. Nelle Confessioni lo stesso Rousseau scriveva: “Non ho mai tanto pensato, tanto vissuto [..] quanto in quei viaggi che ho compiuto da solo e a piedi. La marcia ha qualcosa che anima e ravviva i miei pensieri: non riesco quasi a pensare quando resto fermo; bisogna che il mio corpo sia in moto perché vi trovi lo spirito”.
Camminare può sembrare un’attività semplice ma in realtà non ne sottovalutiamo l’impatto che può avere sulla nostra vita: il filosofo francese lo aveva intuito e molti studi scientifici lo hanno confermato. Secondo il neuroscienziato Shane O’Mara quando camminiamo, oltre a coinvolgere cuore e polmoni nell’attività aerobica, spingiamo il nostro cervello a mettere in atto una serie di operazioni molto complesse, necessarie per generare una “mappa cognitiva”. Questa ginnastica mentale ha un forte impatto anche su come ci sentiamo, contribuendo a renderci più felici.
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