Impresa sociale e cultura hanno bisogno di riscoprirsi per convergere e affrontare le nuove sfide sociali, ambientali ed economiche, alimentando una nuova generazione di servizi e funzioni organizzative
La relazione tra cultura e impresa sociale è una partita tutt’altro che residuale e i tempi che stiamo vivendo la stanno rendendo sempre più centrale.
Stiamo parlando di un tema che sarà fondamentale e strategico. Soggetti come Cgm – Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale – il network per le cooperative sociali italiane per l’assistenza e l’aiuto allo sviluppo – dovrebbero mappare le esperienze culturali significative realizzate nel proprio ecosistema. È infatti arrivato il momento di tirar fuori dai retrobottega della progettazione queste esperienze perché abbiamo bisogno di una fotografia che ci restituisca un pezzo dell’esistente, troppe volte derubricato a nicchia. Oggi, in realtà, quella nicchia è un punto di ripartenza, uno strumento per riappropriarci di una “grammatica” utile ad affrontare l’incertezza del futuro. Abbiamo la necessità di esplorare, ma con i piedi per terra: l’innovazione va intesa come “possibile adiacente” (Kauffman, 2005) che si nutre di motivazioni e significati, perciò è essenziale riscoprire il valore del “codice culturale” dell’impresa sociale, in una rinnovata visione dei servizi di comunità e di cura.
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