La cultura capitalista ha «raffreddato» le emozioni, relegandole al privato (e alle arti). Ma i tempi stanno cambiando. Lo spiega Eva Illouz, sociologa dell’amore: nei rapporti «comanda» la libertà e l’intimità è diventata una forma altamente complessa.
Una sociologa dell’amore? Questa definizione probabilmente sarebbe riduttiva per Eva Illouz, docente all’Università di Gerusalemme. Tuttavia i suoi lavori più noti – da Intimità fredde (Feltrinelli 2013) a Perché l’amore fa soffrire (il Mulino 2015) e La fine dell’amore (Codice 2020) – ruotano attorno alle problematiche sentimentali, nella convinzione che abbiano un’importanza determinante dal punto di vista sociologico, eppure curiosamente sottovalutate dalle grandi analisi comportamentali (salvo rare eccezioni). Le ragioni di questa rimozione sono da rintracciarsi nella storia del mondo occidentale, che per un malinteso senso di oggettività, ha sempre considerato l’espressione dei sentimenti come una limitazione o un condizionamento di cui è necessario liberarsi.
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