Lo spreco alimentare secondo la FAO (Food and Agriculture Organization, ovvero l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di combattere la fame nel mondo), riguarda ogni anno oltre un terzo del cibo prodotto nel nostro pianeta.
Esso avviene lungo tutta la filiera dal produttore al consumatore: dalla produzione agricola alla lavorazione degli alimenti, al loro trasporto e alla loro vendita, fino alla conservazione e all’uso del cibo nelle nostre case.
Lo spreco alimentare domestico (ovvero il cibo “perso” dentro i nostri frigoriferi, oppure buttato prima di essere consumato o dopo essere stato mangiato solo in parte) sembra essere una prerogativa dei Paesi ricchi: in quelli in via di sviluppo, infatti, questa voce è quasi nulla, e le perdite si concentrano durante le fasi intermedie di produzione e conservazione degli alimenti.
In termini di impatto ambientale, sprecare cibo significa sprecare anche le risorse usate per produrlo: energia, acqua, terra. Una produzione alimentare che eccede il consumo porta anche a uno spreco di combustibili da fonti fossili, ancora oggi molto impiegati nelle fasi di coltivazione o allevamento, trasporto e lavorazione del cibo.
I rifiuti alimentari nelle discariche, inoltre, producono gas che vanno a incrementare l’effetto serra.
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